Quando ci si approccia ad un metodo di cura alternativo o terapia complementare si tende molto a storcere il naso e ad avere dubbi sulla loro reale efficacia. Molti asseriscono che, qualora un effetto si producesse esso possa essere attribuito all’effetto placebo o alla mera suggestione. Uno di questi metodi che molto si è diffuso negli ultimi 100 anni e che ha toccato un po’ tutti gli ambienti sociali è il Reiki. Esso si è inserito nel tessuto sociale attraverso seminari della durata di un week end. Il Reiki è stato proposto in modo semplice e veloce e per questo ha avuto una grande diffusione. Ma ciò che apparentemente è stato il suo punto di forza è diventato molto presto il suo tallone di Achille. Come poteva un metodo che veniva insegnato in due soli giorni essere poi veramente efficace e funzionare? Come poteva un sistema che formava insegnanti in corsi di un week end offrire qualità e competenza? Infatti il livello della formazione si è lentamente deteriorato e impoverito e il Reiki ha subito molte contaminazioni perdendo di vista qual era lo spirito e l’intento originario. Si è data molta enfasi all’aspetto curativo del sistema a discapito dell’aspetto trascendentale e introspettivo. Inoltre le diverse contaminazioni hanno contribuito a creare molta confusione. In questo modo il Reiki ha offerto il fianco alle molte critiche che vengono oggi mosse. Ma il Reiki è veramente efficace? Il Reiki funziona o è solo un ottimo mezzo per suggestionare e creare effetti placebo? Il fine del Reiki è curare le malattie? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza cercando di mettere ogni cosa al posto giusto. Durante un’intervista, il fondatore Mikao Usui asseriva del Reiki: “È antica usanza insegnare il metodo solo ai miei discendenti per conservare la ricchezza in una famiglia. Soprattutto le società moderne in cui viviamo desiderano condividere la felicità dell’esistenza in comune e della prosperità. Perciò non lascio che la mia famiglia tenga il metodo per noi stessi. Il mio Usui Reiki Ryoho è un originale, non c’è nulla di simile al mondo. Perciò desidero dare il mio metodo al pubblico per il vantaggio di ognuno e la speranza della felicità per tutti. Il mio Reiki Ryoho è un metodo originale basato sul potere intuitivo dell’universo. Per mezzo di questo potere, il corpo si sana e si esaltano la felicità della vita e la pace mentale. Oggi giorno la gente ha bisogno di miglioramenti e di ricostruzione dentro e fuori la vita, perciò la ragione per cui do il mio metodo al pubblico è quella di aiutare la gente con le malattie del corpo e della mente”. Prima di capire come agisce il reiki e a che livello esso lo fa dobbiamo comprendere bene come esso agisce. Il Reiki può essere considerata una cura?
Analizziamo parola “cura” un po’ più da vicino. La parola cura deriva dal latino “cura”. Nella sua più antica forma, il latino “coera” veniva utilizzata e usata in contesti di relazioni di amicizia e di amore. Essa stava ad indicare un atteggiamento di vigilanza, attenzione e premura così come anche inquietudine e preoccupazione verso un oggetto che aveva valore o una persona cara e amata. La parola “cura” è infatti meno intrisa dalla connotazione medica o sanitaria che invece è dominante nelle parole diagnosi e terapia che sono due termini di derivazione greca. Durante la sua evoluzione la parola “cura” è stata corredata dagli apporti cristiani che hanno introdotto il senso della cura dell’anima prima ancora che venisse attraversata dal sapere medico. Perso oramai quel legame all’“affanno”, oggi è dominante quello di premura, impegno, interessamento, attenzione verso qualcuno oppure qualcosa con l’intento di preservare o conservare qualcosa sottraendola dal danno o dal male così da poterne favorire il loro pieno potenziale e sviluppo. In effetti ci si può prendere cura sia delle cose così come degli esseri umani. Il significato di “cura” indica uno stato psichico di sollecitudine, diligenza, premura, zelo, delicatezza e attenzione. Esso riassumendo indica e descrive nella sua essenza un atteggiamento di natura empatica dove l’individuo si immedesima e si adopera per entrare in risonanza con l’altro. Parliamo dunque di relazione con l’altro e l’altra implicando anche dinamiche transferali di affetto e di amore. Rapportando la parola “cura” – nel suo più puro significato – alla pratica del Reiki, essa dispone l’animo e la mente dell’operatore e le orienta in modo continuo e costante verso il rapporto e la relazione con il ricevente invitando a prendersene “cura” e ad occuparsi di esso. Questo atteggiamento dell’operatore non ha bisogno di essere esibito perché è insito in colui che decide di avere a che fare “professionalmente” con persone che soffrono e vivono un disagio. Diverso quando il significato di Cura e terapia vengono utilizzati come sinonimi, ma in effetti non lo sono, in questo specifico caso la parola cura non può essere scissa dai mezzi (facendo esempi, cura della pelle, cura antibiotica, cura farmacologica etc.) che sono predominanti. Dunque nella pratica del Reiki intendiamo come cura quell’atteggiamento o intento dell’operatore di “prendersi cura dell’altro” e non può rientrare nella categoria della “guarigione”. Quello che avviene durante un trattamento Reiki è che diamo la nostra disponibilità e focalizziamo la nostra attenzione mettendo a disposizione le nostre competenze ed esperienze acquisite per favorire nell’altro uno stato di benessere e armonia tra l’universo interno in relazione con ambiente esterno in cui esso vive. (Micro e Macrocosmo, Rei e Ki)
Osservando il punto di vista del ricevente è rilevante mettere in evidenza l’esperienza del sentirsi accolto e “preso in cura” creando così i presupposti importanti per costruire una relazione di fiducia con l’operatore. Attraverso questa relazione di fiducia il ricevente avrà l’opportunità di rafforzare la fiducia in se stesso così come la capacità insita di rinsaldare e prendersi cura di se stesso. L’intento del Reiki è nella sua più intima essenza quello di sviluppare nell’altro le capacità e la consapevolezza dei propri mezzi e potenzialità così da poterli sviluppare per vivere armonicamente con se stesso e con tutto ciò che lo circonda.
Reiki non è in senso medico una cura che guarisce, ma stimola e ed accelera il processo di autoguarigione. Concludo dicendo che il Reiki “ti cura ma non cura” per cui è importante fare questa sottile ma importante distinzione per non cadere nell’errore di credere che il Reiki possa in se stesso curare come una medicina le malattie. Come abbiamo spiegato il Reiki si prende cura creando i migliori presupposti affinché si possa ristabilire quell’equilibrio essenziale per poter preservare una condizione di salute e benessere. Tale processo deve avvenire attraverso un processo autonomo. Il Reiki partendo da una visione unitaria e olistica prende in considerazione l’essere come unità e non scinde corpo, mente e spirito. Inoltre considera l’essere parte integrante dell’ambiente in cui si muove e vive. Le dinamiche energetiche nascono dalla interazione tra l’ambiente e gli individui inserite nei contesti che si vengono a creare quotidianamente. Gli aspetti guaritivi sono intesi come un processo di evoluzione su più livelli e non solo sull’aspetto fisico.
Ristabilire un equilibrio è fondamentale per chi vive una situazione di disagio sia che esso sia mentale, fisico o anche spirituale ed il Reiki offre con la sua metodica un ottimo ed efficace metodo per lavorare, anche autonomamente, affinché le cause del disagio possano essere elaborate e metabolizzate. Questo fattore umanistico relazionale del Reiki può fungere da ponte tra il sistema professionale sanitario e le discipline olistiche che non devono avere la pretesa di sostituirsi alle cure mediche né di scavalcarle ma possono coesistere trovando quel denominatore comune che è l’amore per il prossimo. Solo così entrambi hanno la possibilità di uscirne arricchiti potendo in questo modo migliorare le cure e la cura delle persone sofferenti.
Graziano Scarascia
Reiki master