La decisione che abbiamo preso sabato mattina, alla luce dei tragici fatti di venerdì sera a Catania, ha suscitato - come prevedibile - commenti, in un senso e nell’altro. Molti si sono dichiarati in accordo con ciò che abbiamo scelto, altri no. Ci teniamo particolarmente a chiarire alcuni aspetti.
 
Siamo pienamente convinti di quanto fatto, per diversi motivi. Fermo resta il nostro profondo sdegno per l’episodio accaduto a Catania, così come il cordoglio alla famiglia dell’ispettore Raciti e come l’ancora più radicato disprezzo per le varie tipologie di ipocrisia affiorate negli ultimi due giorni. Il calcio “dei grandi” al palo ci interessa marginalmente, come tutti sanno siamo lontani anni luce dalla ribalta di Serie A, B, C e a ruota di tutti i maggiori tornei nazionali. Chi gioca con noi lo fa per un unico scopo: il divertimento. L’Aics – al pari di tutti gli altri enti promozionali italiani – organizza campionati di calcio con il sociale sotto la lente di ingrandimento, con l’aggregazione e la crescita dei valori puri dello sport come obiettivo.
 
Ergo, siamo amareggiati, tristi e indignati in quanto esseri umani per le immagini e le parole viste ed ascoltate tra venerdì e domenica, ma la Coppa dei Quartieri non c’entra niente con quanto accaduto e proprio per sottolineare il nostro spirito, abbiamo voluto dare continuità al lavoro svolto negli ultimi 26 anni, senza permettere a coloro che qualcuno ha chiamato – forse troppo teneramente - i “soliti imbecilli” di rovinare la passione di migliaia di ragazzi che invece i valori dello sport li rispettano e li coltivano sui campetti di periferia.
 
Noi la pensiamo così, tanto per fare chiarezza. Sappiamo di non poter piacere a tutti, nessuno può… E infatti, prontamente, durante il weekend qualcuno ha manifestato il proprio disaccordo – cosa peraltro pienamente legittima – insinuando però tristi supposizioni. “Non vorrei che questa vostra decisione fosse dettata dall\'eterna carenza di campi a Genova che vi porta a non rinviare le partite neppure nei casi più estremi”. Tratto da una mail giuntaci, su cui vale la pena spendere qualche riga. Non ci siamo fermati per la morte del Papa (con l’assenso fra l’altro di tutti i campi genovesi gestiti dalle parrocchie…), non ci fermiamo ora, per i motivi suddetti. Vale anche la pena ricordare come un anno fa – vedi nevicata… – ci trovammo con più di 60 gare da recuperare, sbrogliando la matassa in poco tempo. Ciò significa che la cosa non ci dà problemi insuperabili – sebbene oggettivamente non sia il massimo della vita… -, ciò significa che se avessimo ritenuto giusto fermarci, ci saremmo fermati. Paradossalmente, sarebbe stato più coerente per noi bloccare la Coppa Quartieri la settimana scorsa, quando è stato ucciso a suon di calci e pugni Ermanno Licursi, dirigente della Sammartinese, società militante nella terza categoria cosentina, movimento certamente più vicino alla nostra realtà. Non lo abbiamo fatto allora e nessuno se n’è reso conto, nonostante fra noi avessimo comunque valutato l’ipotesi. Non lo facciamo oggi. E c’è chi – ahi, il buonismo… - chiacchiera.
 
Con questo, non vogliamo metterci il vestito bianco della sposa immacolata, sappiamo benissimo che anche all’interno dei nostri campionati purtroppo accadono episodi che poco hanno a che vedere con lo sport puro, non siamo ciechi… Abbiamo sempre cercato con tempestività e forza di punire e limitare una tendenza radicata nella nostra società: la violenza. Non si chiama retorica, si chiama realtà e a noi dà parecchio fastidio. Perciò, andiamo avanti come sempre, per la nostra strada, con gli errori che possiamo commettere, con le cose buone che riusciamo a fare. Con la coerenza delle azioni e del pensiero.
 

Ci proviamo ancora una volta, nonostante tutto…