Quattordici anni son passati. Le finali Nazionali non capitano tutti i giorni. Può capitare di andarci tre anni di fila come al Viale Gambaro. Le puoi considerare alla stregua di una gita premio, una scampagnata e infatti, spesso, le nostre squadre si sono più preoccupate di mettere in valigia il costume da bagno piuttosto che una divisa in più. Altre volte si parte con speranze ed ambizioni, perlomeno con l’intenzione di provarci. Si sa che vincere il titolo ligure non è una passeggiata e se capita perché non provarci fino in fondo? Perché non provare a cucirsi lo scudetto? Questo ha pensato l’Asla Genova, con questo spirito sono partiti, quattordici anni dopo le finali Aics giocate a Viareggio nell’ormai lontano 1996. Si sa anche che ai Nazionali trovi fior fiore di squadre, il tutto condito dalle solite polemiche (spesso infondate ma non sempre…) sulla presenza di tesserati di categorie stratosferiche. Se a questo aggiungi che non parti con la formazione migliore, se fino all’ultimo sei costretto a sostituire nominativi, il destino sembra segnato, al di la delle migliori intenzioni. Si onora la presenza con una vittoria nella terza e ultima gara e si torna a casa.
Quattordici anni son passati. Le finali Nazionali non capitano tutti i giorni nemmeno per gli arbitri, soprattutto per i nostri. Altri Comitati, per scelte più o meno obbligate, mandano quasi sempre lo stesso, noi no, abbiamo quasi settanta arbitri, molti meritevoli. E così la “chiamata” arriva raramente, forse mai. Ma se arriva anche per l’arbitro il sogno è essere li, il giorno della finale, in mezzo al campo, davanti a tutti. Moltissime volte abbiamo mandato un arbitro che “meritava la finale primo posto”, molto raramente questo è avvenuto. Un po’ più spesso nel calcio a sette, quasi mai nel calcio a 11, l’ultima volta quattordici anni fa a Viareggio, proprio li, con l’Asla. Erano 27 gli arbitri presenti a Bassano del Grappa, provenienti da ogni parte d’Italia. Tutti ad arbitrare una gara dopo l’altra, tutti o quasi con la speranza di essere “il migliore”, il finalista!
La finale si gioca nello stadio di Bassano (serie C2, pardon, Lega Pro 2), un gioiello. L’erba è fantastica, un biliardo. C’è un gran sole, fa caldo. Di fronte Esercito Roma e Amatori Bassano. La gara è trasmessa in diretta streaming sul web. L’altoparlante chiama le formazioni, poi c’è anche l’inno d’Italia, è pur sempre la finale scudetto. I ragazzi in mezzo al campo lo cantano meglio della nazionale italiana, sono tutti più emozionati del solito, si vede. E la in mezzo c’è anche Gaia Michelotti da Genova: arbitro della finale. Mai prima d’ora una finale scudetto a 11 era stata affidata ad una donna. Ovviamente qualcuno è scettico, qualche collega “l’aspetta al varco”. Ma Gaia non sbaglia un colpo, la gara corre via liscia, combattuta, ben giocata, equilibrata sino a 7 minuti dalla fine quando un gran gol di Roma decide la sfida scudetto. Finisce in tripudio, nessuna contestazione. Gaia riceve complimenti e strette di mano da ogni dove. Genova, nel suo piccolo, ha vinto. |