6^ parte) Prosegue la nostra piccola rubrica che vuole ricordare e riassumere alcune regole di gioco od organizzative dei nostri campionati. Gli argomenti ci verranno suggeriti dai vari episodi che avvengono sui campi o proposti dai nostri stessi tesserati.
“Era l’ultimo uomooooo! Cartellino rossooooooooo!”. Non passa partita che queste urla non risuonino nelle nostre “praterie” calcistiche.
Soprassediamo dal concetto di sportività che si cela dietro questa assatanata richiesta e proviamo a chiarire un concetto fondamentale: “l’ultimo uomo” non esiste!! Svelata questa sconvolgente notizia, cerchiamo di spiegarne il motivo.
Con la frase “ultimo uomo” qualche giornalista ha voluto esemplificare il concetto di una infrazione che richiede l’espulsione del reo. In realtà il gioco del calcio non è una gara a chi primo arriva alle linea di fondo (in termini tecnici: “di porta”) e quindi se il nostro uomo è il più vicino di tutti alla porta avversaria (quando subisce il fallo) non è detto che vi siano i veri presupposti tecnici per applicare l’agognata espulsione.
La condizione primaria è che il nostro uomo abbia una “chiara ed evidente opportunità di segnare una rete” (e questo, ai nostri livelli, lo potremmo giurare solo quando il pallone è già sulla linea di porta… evabbè). Poi dobbiamo guardare la corsa, la velocità, la direzione verso la porta e gli eventuali ulteriori ostacoli (ivi compresi… piedi a ferro da stiro?) che caratterizzano l’azione in questione.
Solo se il fallo, quindi, ha impedito una galattica occasione da gol, con il nostro uomo solo davanti al portiere (o meglio, anche senza portiere), allora è certamente il momento di sventolare il beneamato cartellino rosso.